Il Parco Nazionale d’Abruzzo è coperto per due terzi da faggeti, che vanno a costituire, così, una delle maggiori estensioni continue di tutto l’Appennino. In questo ambito, è possibile osservare così numerosi esemplari vetusti che – grazie alla perfetta armonia della natura – costituiscono il rifugio ideale per specie come il picchio di Lilford.
Al di sopra della faggeta, poi, le pietraie di alta quota ospitano formazioni di pino mugo, molto raro sull’Appennino, nonché di una quantità di varietà legate a questi ambienti estremi, spesso residui della vegetazione dei periodi glaciali o specie endemiche e localizzate. Grande attenzione, infine, è stata data alla ricostruzione della catena alimentare originaria della fauna locale. Si spiega in questo senso, infatti, la reintroduzione del cervo, del capriolo, e di altri grandi carnivori, che ha permesso dunque di ricreare le condizioni alimentari
precedenti agli interventi intensivi dell’uomo.